“Alessandria preziosa – un laboratorio internazionale al tramonto del Cinquecento”.
lunedì, 07 Ottobre 2024

Interclub di grande valore culturale e di impatto sul territorio quella tenutasi a Palazzo Monferrato in occasione del bilancio di chiusura della Mostra “Alessandria preziosa, un laboratorio internazionale al tramonto del Cinquecento” che svela un passato legato alla cultura de territorio poco noto. In tale periodo personaggi di rilievo legati al mondo politico ed artistico furono mecenati di un risveglio artistico prevalentemente legato all’arte sacra che rappresentò un momento di grande risveglio artistico e culturale. La mostra, curata da Fulvio Cervini e realizzata in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, ha al centro la città di Alessandria e il suo territorio e ne racconta la civiltà creativa tra Cinque e primo Seicento, focalizzandosi in particolare sulle arti suntuarie, a ridosso dell’avvento del Manierismo internazionale negli anni della Controriforma cattolica. Si articola in sette sezioni composte da circa ottanta opere, in cui protagoniste sono le sculture in metallo prezioso, evidenziando il ruolo determinante svolto dalle arti suntuarie, dall’oreficeria alla toreutica, dall’arte degli armorari all’intaglio delle pietre dure, ma anche dipinti su tela e tavola e sculture in legno e marmo che meglio dialogano con le arti preziose. L’obiettivo della mostra è duplice: da un lato delineare l’avvento del manierismo internazionale foriero di un nuovo senso della realtà e della forma; il secondo focus del progetto è quello di mostrare e dimostrare come l’attuale territorio della provincia di Alessandria fosse luogo di una felice convergenza di forze e culture diverse, in cui influenze nordiche si misuravano con quelle provenienti da Firenze e Roma.

L’esposizione non termina all’interno della sale di Palazzo Monferrato, ma vuole essere itinerante e si estende in alcuni luoghi di cultura della provincia alessandrina, prima fra tutti la basilica di Santa Croce a Bosco Marengo con il Museo Vasariano, testimonianza del centrale rapporto di Giorgio Vasari col territorio.

 

Condividi: